Arrivo a Montù


Strano non sento rumori, eppure le macchine a quest’ora dovrebbero essere già tutti in strada. I milanesi e d’intorni che si accalcano sulle strade per raggiungere i propri uffici.

Ma non sento rumori. Apro gli occhi ed è già giorno, sbircio fuori della finestra e vedo piccoli batuffoli bianchi che cadono dal cielo. E’ neve!

Neve, come neve! E no non era proprio previsto! Non può essere non ora, magari tra qualche giorno era plausibile, ma non ora. Ed ora cosa facciamo?

Intanto un caffè non ci sta male, dovrebbero essere le sette e mezzo circa, Luna è già sveglia e gatto Grey e Pillo cominciano a ronzare intorno al letto per attirare la mia attenzione. Va bene cerchiamo di mettere in ordine le idee, adesso scendo giù e attrezzo qualcosa. Meglio non svegliare Max per il momento, prima devo pensare a cosa sarebbe meglio fare.

Dobbiamo raggiungere Montù a tutti i costi, il tempo è poco prima che Max riattacchi a lavorare e io non voglio assolutamente rimane in questo appartamentino per molto, ho già aspettato abbastanza. Un altro giorno e scoppio! Devo prendere possesso della nuova casa a Montù, è troppo tempo che aspetto.

Meglio calmarsi un po’ e concentrarsi sul da farsi. Ok, per adesso pensiamo alla pappa per gatti e cane. “No, Luna, non posso aprirti la porta, qui il giardino non c’è, e io ho bisogno di un caffè prima di uscire.”

Ok la ciotola di Luna quella dei gatti, le gocce omeopatiche per Gatto Pillo…
Ah, un attimo, prima metto su il caffè.

Però, ora che ci penso non sarà mica una nevicata storica, prima o poi finirà, forse verso l’ora di pranzo è già finito tutto, poi qui dicono che sono attrezzatissimi e che come nevica ci sono già gli spazzaneve in giro per pulire le strade…dopo tutto non dovrebbe essere così terribile.

Sono due giorni che siamo qui e ancora non riesco a rendermene conto, sta succedendo tutto con un ritmo molto frenetico, il viaggio da Roma a qui? Un incubo!
Tutto sembrava non volermi lasciare andare. Il giorno prima a Fiano uno splendido sole, poi il giorno della partenza il tempo cambia radicalmente e si mette a piovere, o meglio si alza un forte vento che porta con sé nuvole minacciose.

La mattina del 24 Novembre alle sei e mezza ero già sveglia e non avevo dormito certo sonni tranquilli.
Alle sette precise sento il cancello aprirsi. E’ Paolo, mio fratello, che puntualissimo è arrivato per aiutarci con i traslocatori. Io e Max abbiamo appuntamento a Poggio Mirteto dal Notaio alle nove in punto e i camion per caricare arriveranno alle otto.
Metà della casa è ancora da inscatolare, la camera da letto e i due armadi ancora pieni dei nostri vestiti. 
Devo affidarmi, non ho scelta, devo lasciar andare le cose come vengono, non posso far altro.
La giornata prosegue accompagnata dal vento e dal freddo.

Dal Notaio i rapporti con le due acquirenti sembrano più rilassati, riusciamo addirittura a scherzare un po’ con le due “arcigne” sorelle. Il vero problema verrà poi dal Notaio stesso, che certo non brilla in modestia e soprattutto non ha un buon rapporto con l’ordine e la tranquillità.
Tutto si risolve intorno alle 12:30 e mentre torniamo verso casa il tempo non sembra migliorare, anzi il vento è ancora più impetuoso e non accenna a smettere. 
I dubbi continuano ad assalirmi e il fatto che piova non gioca certo a mio vantaggio.
Accidenti non so proprio cosa fare!
Vorrei dire a Max che non ce la faccio a partire con quella pioggia, ma così rischio di sembrare esagerata.
Sicuramente non riusciremo a partire prima delle sei del pomeriggio.

Se dico che ho paura mi prendono per matta, già li sento: “Come, tu, la temeraria, quella che è partita per il Messico e ci è rimasta sei mesi, quella che va in giro per il mondo etc. etc.”
Poi sogno ad occhi aperti sperando che Paolo si offra volontario per portarmi fino a Milano.
Eh già, secondo te molla tutto e si mette in viaggio così senza dire niente a nessuno e soprattutto come dovrebbe tornare a Roma poi, in treno?
No, non ce lo vedo proprio a fare questo sacrificio, forse se fosse stato qualche anno fa, ma adesso ha finito di fare il fratellone protettivo.
Paolo ha una vera ammirazione per Max, è il fratello che avrebbe voluto avere, appassionato di moto come lui, abile nello smontare e modificare i motori delle moto come lui, poi c’è il fuoristrada, e i viaggi in Africa con le moto, questo è quello che più di tutto ha rapito mio fratello.
Sono sicura che tutti nella mia famiglia darebbero una medaglia a Max per com’è riuscito a tirar fuori il meglio da me.
Bhé, lui questo non lo sa ma è vero! Senza di lui non ce l’avrei mai fatta.
Max mi fa ragionare e forse è l’unico che ci sia mai riuscito.

In fondo di che mi preoccupo, basta ammettere che ho paura!

Intanto siamo tornati a Fiano e trovo Paolo un po’ preoccupato. Quando accenno al fatto che forse sarebbe meglio partire domani, lui non contrasta la mia opinione, anzi sembra darmi ragione. Tutto questo mi suona strano, allora non sono tanto matta ad aver paura!
Certo che non partire adesso è un po’ difficile, ormai non abbiamo neanche più il letto a casa tutto è partito con i camion del trasloco!
Va bene, hanno vinto, partiamo lo stesso, non ho scelta!
Anche perché non è detto che domani il tempo migliori, quindi meglio affrontare subito il problema.

Ci mettiamo in marcia, ma prima dobbiamo passare dalle veterinarie per far addormentare i gatti, così almeno per tre o quattro ore dovrebbero stare tranquilli in macchina. Il viaggio è lungo, più di cinque ore di macchina.

Piove, quindi l’operazione “parcheggia due macchine in pieno centro di Fiano e scarica tre gabbiette con relativi gatti” è estremamente complicata.
Insomma, situazione allucinante, ma non è finita qui.
E già, perché usciti dall’ambulatorio dopo pochi metri Max si ferma perché due dei gatti hanno già vomitato.
Controlliamo che i gatti siano tutti addormentati, ci fanno veramente impressione così intontiti tant’è che io e Max controlliamo che respirino. Puliamo tutto e alla fine cerchiamo di partire.
Sono quasi le sette di sera e continua a piovere a più non posso.
Due sono le cose che non mi piacciono: guidare con il buio e con la pioggia incessante.

Finalmente siamo sull’autostrada, siamo partiti alla volta di Lacchiarella in provincia di Milano, dove Max ha preso in affitto un piccolo appartamento.

Roma dietro le spalle, incredibile ma vero, sto lasciando la mia amatissima Roma!

Ho detto mille volte che prima o poi mi sarei trasferita, ma non avrei mai pensato che lo avrei fatto per andare a vivere al Nord d’Italia.
Eppure guardando indietro nella mia vita, non penso farei molto di diverso. Ogni passaggio della mia vita sembra avere avuto una sua ragione di esistere, certo qualche volta ho sbagliato, ma anche gli errori sono parte della mia strada.
Poi con il passare degli anni s’impara sempre di più ad essere quel che siamo: spontanei, a volte quasi ingenui, maliziosi e allo stesso tempo sempre attenti, a volte un po’ bambini perché in fondo a tutti piace giocare.

In questi mesi ho progettato mille cose da fare, ma nulla mi ha convinto al cento per cento. Ho molte idee, ma so benissimo che l’ingrediente principale deve ancora arrivare: l’entusiasmo.

Devo capire il territorio, per me più incognito di un paese d’Oltreoceano.
E’ facile trasferirsi in un un’altra nazione, una cultura che sai essere completamente differente dalla tua, dove tutto suscita interesse e curiosità, e poi sei scusato perché sei straniero, ancor più se sei italiano!
Italiano sinonimo di spaghetti, buona cucina, buon vino, etc.
Basta cucinare una buona pasta e scegliere un buon vino, con il Brunello tra l’altro non si sbaglia mai, e il gioco è fatto. Perlomeno queste sono sempre state le mie buone carte all’estero, dal Canada al Messico, passando per mezza Europa.

Ma a Montù e a Milano come sarà? Come si fa ad entrare in sintonia con le persone del posto.
Dovrò inventarmi qualche cosa, non so ancora cosa, ma ce la farò.

Intanto il viaggio continua e davanti alla mia macchina c’è Max con la Ka rossa  che mi fa cenno di entrare nell’area della stazione di servizio, mette la freccia, lo seguo. Siamo partiti da poco meno di un’ora e spero non ci siano problemi con i gatti.
Mi accosto alla sua macchina e subito comincio a sentire un miagolio incessante, con tonalità diverse, un piccolo concerto in “miao minore!”.
Scende Max dalla macchina, un po’ sul preoccupato e un po’ sull’incazzato, i gatti sono tutti sveglissimi, il sedativo che doveva durare otto ore è durato poco meno di un’ora. I nostri gatti sono dei tori, non sono affatto normali!

Max la prende diciamo “filosoficamente”, d’altronde con una donna nel panico, la macchina piena di gatti sveglissimi e miagolanti non si può fare molto di più. Devo dire che è a volte mi ha la pazienza di un grande saggio!
Ogni tanto ci telefoniamo per scambiare due chiacchiere e tenerci svegli. Certo Max non rischia proprio di annoiarsi con il coro costante dei gatti, ogni volta che mi chiama stento quasi a sentire la sua voce.

Inizia il tratto degli Appennini. Dopo un po’ mi accorgo che ai bordi della strada c’è la neve! Ops! Questo non era proprio previsto. Altra crisi di panico!
Per fortuna Luna si sveglia e cerca in tutti i modi di farmi capire che deve vuole scendere al più presto.
Ho la scusa giusta per dire a Max di entrare nella prossima area di servizio.
Sono passate le dieci e ho anche fame.
Fermata veloce tra Tir e neve.

Riprendiamo il viaggio e cerco di non guardare la neve ai lati della strada, poi finalmente raggiungiamo la pianura.

Arriviamo a Lacchiarella verso mezzanotte stremati dalla fatica, scarichiamo gatti e bagagli, sistemiamo i gatti in stanze diverse e finalmente riusciamo a raggiungere il letto.
L’indomani alle 8 del mattino ci aspettano i camion del trasloco.

Quando mi sveglio sono circa le sette e realizzo che Luna deve uscire, mi vesto di tutto punto e mi avventuro verso l’unico posto dove può scarrozzare senza che nessuno rompa le scatole, un campo di granturco poco fuori dal paese. Fa un freddo becco e la nebbia imperversa, sembra uno di quei film polizieschi dove può accadere di tutto, ma devo dire che quest’atmosfera ha il suo fascino.
Devo tornare subito a casa, Max non si è ancora svegliato e siamo già in ritardo, dobbiamo ancora sistemare i gatti e Luna, e per arrivare a Montù ci vuole almeno un’ora.

Comincia un’attività frenetica, io faccio il caffé, Max si prepara poi diamo da mangiare a tutti e via in macchina di corsa.

Arriviamo a Montù, i camion non sono ancora arrivati per fortuna. Max si accorge che ha dimenticato le chiavi della nuova casa a Lacchiarella, disastro!
Non abbiamo altra scelta che andare dai vecchi proprietari alle otto e mezza di mattina e rompergli le scatole per farsi dare un altro mazzo di chiavi.
Riusciamo a risolvere anche questo piccolo imprevisto e ci dirigiamo finalmente alla volta della nuova casa dove nel frattempo stanno arrivando i camion con i mobili.
Chissà se riusciranno a salire fin lassù e soprattutto io non sono certa che i camion entrino nella strada dove che porta alla casa.
E’ un piccolo paese nel paese, dove si conoscono tutti.

Qui il paesaggio sembra quello della contea degli Hobbit, con morbide colline piene di vigneti e piccoli agglomerati di case riuniti intorno a case padronali di antica fattura.
Questa frazione è uno di quei piccoli feudi appartenenti ad antiche casate piemontesi, retti da qualche aristocratico di altri tempi. Vecchie dinastie che si tramandano casolari chiamati dai locali “castelli” con annessi vigneti che hanno conosciuto tempi migliori. C’è anche una piccola chiesetta abbandonata che faceva parte del Castello.

Arrivano finalmente i camion che praticamente invadono tutta la strada ed ecco subito il primo piccolo intoppo, che sembra essere più un “benvenuto” che un vero problema. La nostra vicina di casa esce con tre bambini attaccati alla gonna e ci viene incontro sbraitando che il pulmino della scuola deve passare e dobbiamo far spostare i camion. Ma dico sei pazza?!
Cerchiamo di rimanere calmi mentre vediamo il pulmino avvicinarsi esattamente dalla parte opposta di dove sono venuti i camion. Comunque lo spazio tra il camion e le case per far passare lei e i suoi tre bambini c’è, quindi la accompagno dall’altra parte rassicurandola e chiedendo scusa per il disturbo.
Bene il primo approccio non è stato dei migliori ma ce la siamo cavata abbastanza bene.

Dopo un po’ vedo un uomo sulla settantina aggirarsi per la strada, mentre più in là c’è una donna che fa evidentemente finta di spazzare la strada come fosse casa sua.
E’ senza dubbio il secondo comitato di benvenuto!
Che altro fare se non andargli incontro e presentarsi.
Sanno tutto di tutti e anche noi dobbiamo sottostare alla loro curiosità e ovviamente non vedono l’ora di invitarci per un caffé. 

I traslocatori cominciano a scaricare mobili e scatole.
Dio mio!  Quanta roba!
Non ci posso credere, ma entrerà tutto in questa casa?
Nel frattempo abbiamo messo i cartelli sulla porta di ogni stanza per indicare dove mettere le cose, in più abbiamo anche stampato un foglio con la ripartizione delle stanze e quali mobili metterci dentro. Sembriamo due vigili alle prese con il traffico di Piazza Venezia nell’ora di punta.
“Questo va lì, quello lo mettete di là, questo non qui va di sopra! Attenti questo è fragilissimo”.

Dopo un po‘ mi ritrovo da sola a dirigere il traffico, Max è sparito non so dove.


E’ bello però scoprire che il mio uomo sa fare di tutto! E già, lui è lì che monta gli armadi e il letto con gli operai. Tiro un sospiro di sollievo.

Incredibile ma vero verso alle 4 del pomeriggio hanno finito di scaricare e di montare tutto!

Fantastico!

Ora voi penserete che il più è ormai fatto e che non dobbiamo far altro che aprire le scatole ed installarci nella nuova casa, ma la vita non è fatta per essere semplice, qualcuno però dice che può egualmente essere incantevole. Speriamo!

Nonostante la stanchezza e lo stress ci fermiamo un attimo per gustarci il meraviglioso panorama che si apre di fronte a noi.
Sotto il portico della nostra nuova casa restiamo estasiati dai colori della vallata, il giardino è molto più piccolo di quello che avevamo a Fiano, ma offre un panorama mozzafiato. Sono sicura che Luna e i gatti qui staranno molto bene.

Luna, i gatti!?!?
O cavolo dobbiamo tornare di corsa a Lacchiarella per dargli da mangiare e far uscire Luna. Dobbiamo anche fare un po’ di spesa, visto che Max in questi ultimi mesi si è nutrito solo con pasta al pomodoro.

Arriviamo a Lacchiarella, ridente paesino dell’interland milanese che si affaccia su ettari e ettari di risaie e granturco in piena Pianura Padana. 
Domani andremo via di qui, andiamo a vivere nell’Oltrepo’ Pavese, in Provincia di Pavia, uno spicchio di piccole colline che a mio parere è stato annesso per sbaglio alla Lombardia.
E’ una terra incastonata tra due regioni e fa capolino verso una terza. Il Piemonte ad ovest, l’Emilia Romagna ad Est, mentre verso sud per poco non tocca anche la Liguria.
Sarà tutta una scoperta l’Oltrepò.
Una terra piena di vigneti, di verde, di piccoli boschi.
La vita scorre tra un misto di “piccola frenesia” e un rilassato seguire i ritmi della terra.
Scoprirò presto i silenzi della neve e quell’incanto che si crea quando il paesaggio si nasconde tra le nebbie di Avalon.
Poi c’è il verde delle viti che in primavera esplodono e poi a settembre si tingono del rosso intenso dell’uva, le voci che si rincorrono tra i vigneti durante la vendemmia.
E’ tutto un gioco di suoni e di silenzi.
La pianura si estende ai piedi di questa piccola contea, sembra la terra degli Hobbit, ma devo ancora scoprire dove si nasconde Gandalf!
Chissà cosa penseranno di me, se io riuscirò a capire loro, se troveremo un punto d’incontro.
Effettivamente sono un po’ emozionata, anzi direi che passo da un senso di paura ad un vero entusiasmo per la novità.

Sto per cominciare una nuova vita, di nuovo con Max. Dopo quasi due anni che viviamo separati non sarà facile tornare a stare insieme. Abbiamo vissuto insieme per dodici anni, ne abbiamo passate tante ed è sempre stata un’avventura. Non è stato facile.

Stavolta però stravolgiamo tutto dall’inizio alla fine.

Si può letteralmente dire che abbiamo preso questa decisione a tavolino, quello della nostra cucina, per l’esattezza.

Mi ricordo di quella sera come fosse ieri.
Una delle nostre solite chiacchierate seduti al tavolino della cucina dopo aver cenato. Stavamo cercando di trovare una soluzione. Io non avevo più voglia di lavorare con la mia società, ero stanca, non provavo più entusiasmo per il mio lavoro. Qualsiasi cosa mi pesava, non riuscivo più a vedere il lato creativo, né tanto meno ad applicarmi per trovare nuove soluzioni. Ero veramente stanca. Stanca dei commercialisti, delle tasse, stanca di fare conti su conti, proiezioni sul fatturato, di parlare con le banche per giostrarmi tra anticipi fatture e scoperti per riuscire a pagare gli stipendi delle ragazze e le tasse. C’erano stati tempi d’oro, quando potevo permettermi di sperimentare e avevo ancora l’entusiasmo giusto per proporre progetti innovativi, partecipare a gare, lavorare con gente d’oltreoceano, insomma quando amavo davvero il mio lavoro.
Poi tutto era diventato più difficile, le esigenze erano aumentate e io non riuscivo a stargli dietro. Non mi interessavano più le novità e non avevo più voglia di fare nulla, andavo avanti in automatico, senza interesse alcuno.
A Max invece la passione era rimasta.

Ancora una volta ci ritrovavamo seduti a quel tavolo cercando di capire che direzione prendere.
Poi ad un certo punto cominciamo a scherzarci su: “Perché non accetti la proposta di Milano? Pensa tu, noi due che andiamo a vivere a Milano, ma ti figuri?”
No, troppo radicale come soluzione. Lasciare tutto e tutti, cambiare vita così all’improvviso, certo non sembrava un’idea molto realistica.

Tra una risata e l’altra cominciamo a prendere sempre più sul serio l’ipotesi del trasferimento. Certo bisognerebbe lasciare tutto, casa, parenti, amici e per me soprattutto il lavoro, il mio Studio, il sogno di una vita, la rivincita su mio padre che non credeva che ce l’avrei fatta. Già, mio padre. Lui mi vedeva insieme a mio fratello per proseguire la tradizione nel turismo.
E io invece dopo mille sforzi riesco a metter su il mio Studio che nel ‘97 finalmente comincia a prendere forma.
Potete quindi immaginare quanto sia stato difficile per me lasciare tutto questo.
E invece vi sbagliate!
Dopo dieci anni di attività come imprenditrice e altri venti come libera professionista vi assicuro che non ce la facevo più e l’idea di sradicarmi da Roma e smettere di lavorare cominciò a sembrarmi un’ipotesi più che plausibile.

Decidiamo di tentare.
Il 2006 è l’anno delle grandi decisioni.
La decisione di trasferirsi ed iniziare una nuova carriera è un salto niente male!

Adesso è fatta! Primo step: Max si trasferisce a Milano e io nel frattempo cerco di vendere la casa e anche la mia società.
Chissà per quanto tempo dovremo restare lontani.
Non immaginavo neanche lontanamente quanto sarebbe stato difficile.
E’ un periodo difficilissimo per entrambi e andrà avanti per due anni circa.
Una sera, in cui ero particolarmente depressa, Max mi dice le fatidiche parole: “Se vuoi mollo tutto e torno giù a Roma con te”. Mi ci è voluto un grande sforzo di volontà per dirgli di no, ma tenni duro e lo incoraggiai a restare a Milano. Dio come è stato difficile!
Il suo lavoro andava a gonfie vele mentre io faticavo sia per vendere sia la casa che la società. Passò circa un anno poi un giorno per puro caso mi venne in mente di scrivere una mail ad un’agenzia con cui avevo lavorato tempo addietro.
Tra una mail e l’altra gli prospetto la possibilità di acquistare la mia attività, e con mia grande sorpresa sembrano seriamente interessati.
Insomma, nel giro di pochi giorni ricevo ben due offerte da differenti società!
Incredibile come funziona la vita, quando perdi le speranze e tenti il tutto per tutto ecco che la strada si apre da sola come per magia.
Da quel momento in poi tutto cominciò ad accelerare in maniera vertiginosa, non c’era più tempo e tutto doveva essere chiuso in fretta.
Per la casa sorsero mille difficoltà, ma ormai io e Max eravamo stati troppo tempo lontani e nessuno poteva più fermarci, eravamo più che determinati a portare le cose fino in fondo, nessuno dei due voleva più rimanere da solo.
A questo punto dovevamo cercare subito una casa vicina a Milano, ormai bisognava serrare le fila e decidere dove andare a vivere.
 Quei mesi furono davvero frenetici, eravamo vicini alla meta ma tutto sembrava remare contro, come al solito mancavano sempre dei certificati o altri assurdi pezzi di carta per arrivare a concludere.
Vorrei proprio conoscere qualcuno che al momento di vendere casa ha tutte, ma dico proprio tutte, le carte in regola!
Secondo me lo Stato italiano fa del tutto per farti diventare matto, inventano leggi che dopo qualche mese annullano o modificano in modo tale che non ci capiscono niente neanche gli esperti!
Va bene, comunque dobbiamo trovare una casa vicino Milano e anche di fretta.
Tra una ricerca su Google Earth e una chiacchierata su Skype, tutta la zona della Pianura Padana viene esclusa.
Troppo freddo in inverno e troppo caldo in estate, con una costante di umidità del 100%.
No, in Pianura non si poteva proprio fare!

Non avevo il coraggio di dirlo a Max.
Poi, come al solito, qualcuno lassù in cielo mi vuole bene e come per incanto una sera al telefono Max mi dice:
“Sai non sono molto convinto di vivere in pianura, ho visto però che non molto lontano da Pavia ci sono delle belle colline, perché non andiamo a vedere come sono quelle zone?” – e io: “Stai parlando delle Colline dell’Oltrepò Pavese per caso?”.
Dal canto mio le avevo già adocchiate da tempo ma sono molto distanti dal suo ufficio e non pensavo che sarebbe stato disposto a fare più di 100km al giorno.
Ma come dicevo, qualcuno lassù mi vuole veramente bene e non appena mi da’ questa favolosa notizia mi metto in moto per cercare meglio.
Comincio a fare telefonate a raffica, prendo appuntamenti con le agenzie immobiliari del posto, poi salto sul treno il mercoledì sera per raggiungere Max a Milano e tutto il week-end per vedere le case.

Strette stradine che s’inerpicano in mezzo ai colli e tra le valli piene di vigneti, profumi e colori spettacolari, la gente sembra ben disposta.
Senza dubbio un posto dove si può vivere tranquilli.

Certo in due giorni a settimana non ce la faccio a vederle tutte, così Max si incarica di andare per conto suo durante la settimana, io invece sono a Roma e continuo la ricerca sul web.

Max mi telefona che appena visitato una casa, è entusiasta, comincia a descriverla in maniera concitata: “…Ha un bellissimo portico, è proprio bella, ho fatto delle foto, te le mando appena torno a casa, devi assolutamente venire a vederla, c’è un panorama da sogno e poi qui i gatti e il cane staranno benissimo!”

Accidenti, ci siamo, mi prende un groppo alla gola, oddio adesso si fa sul serio!
Comincio a realizzare che è arrivato il momento che temevo di più, se quella è la casa dovrò lasciare Roma e tutti i miei amici, fratelli, sorella…

AIUTO!

Come faccio, no, no, io non posso andarmene da Roma, mi prende il panico e quasi quasi stasera non mi collego.
Certo così non è che risolvo molto… la mail prima o poi la dovrò aprire.
Va bene, cerchiamo di essere razionali vediamo cosa mi propone Max.
Quella sera apro la mail come se stessi scoprendo le carte di un poker con gli occhi socchiusi.

Apro la mail, clikko sugli allegati…
Pof! Le foto si aprono, mi batte il cuore a mille.
Bhé, però, devo dire non è niente male, bellino il portico e… guarda, bella quella siepe di lavanda. Una foto dopo l’altra le apro e la casa sembra sempre più interessante, ma vediamo il prezzo, costerà un occhio!
No, non ci posso credere, davvero? Anche il prezzo sembra interessante e direi che c’è spazio per trattare un po’! La prendiamo, ho deciso!
Devo assolutamente andare a vederla da vicino. Non posso perdere altro tempo.

E’ il 28 novembre del 2008.
Il silenzio della neve.
E’ il risveglio del primo giorno nella nuova casa, mi affaccio e tutto sembra cosparso di panna montata!
Ieri abbiamo finito di portare le ultime cose dalla casa di Max a Milano, l’ultimo viaggio è stato il più difficile, la neve non smetteva di cadere e per arrivare nella nuova casa abbiamo impiegato il doppio del tempo, gli spazzaneve non sono passati, per strada c’è il panico, macchine uscite di strada, camion in difficoltà e quei rari spazzaneve che incontriamo non fanno in tempo a pulire le strade. E’ una nevicata storica anche qui al Nord!

Ecco, ora non abito più a Roma, sono uscita dal caos.
Cosa mi aspetta?
Avrò il coraggio di cambiare me stessa, la mia vita?
...Non resta che provare.

1 commento:

  1. ciao ma come ti trovi a montu?
    noi siamo una coppia che lavora a milano e ci piacerebbe acquistare casa al poggiolo a montu.
    E' tosta tutti i giorni andare a milano?

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